Per lavorazione minima intendiamo tutte quelle tecniche che prevedono una lavorazione del terreno con profondita` oscillante tra i 3- 4 e i 14- 15 cm.
Questa lavorazione viene in genere eseguita con erpici a dischi, erpici rotativi e fresatrici, ecc.
La lavorazione minima si e` sviluppata intorno gli anni Ô70 con la scoperta dei diserbanti, prima non si era affermata a causa dell'eccessivo sviluppo delle infestanti e per lo scarso contollo che questa tecnica offriva.
Lo sviluppo della lavorazione minima e` dovuto al notevole risparmio energetico, quindi alla riduzione dei costi di produzione, nello stesso alla riduzione del numero dei passaggi delle macchine operatrici sul terreno, determinando l'alterazione della struttura.
I risultati produttivi dei terreni sottoposti alla lavorazione minima dipendono dalla tessitura, dal tipo di coltura, e dalla vegetazione spontanea.
La lavorazione minima viene generalmente effettuata da macchine combinate che operano in un solo passaggio la preparazione del letto di semina, la distribuzione dei fertilizzanti, dei diserbanti e la semina.
All'estero questa tecnica e` molto diffusa perche` consente la conservazione della sostanza organica e contemporaneamente riduce l'azione erosiva dell' acqua piovana grazie all'azione tamponante dei residui superficiali. In Italia non e` molto diffusa a causa della diffidenza da parte degli agricoltori e per la presenza di terreni fortemente dipendenti dall'aratura per ottenere una adeguata strutturazione.