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Lavorazioni colture a ciclo autunno-vernino

Le colture a ciclo autunno-vernino, come il frumento, orzo e avena, possiedono un apparato radicale ramificato che consente di esplorare un grande volume di terreno. Bisogna ricordare che queste colture sono sensibili al ristagno, tale da inibirne la crescita, infine non va dimenticato che sono colture azofile.

Le risposte produttive dei cereali vernini a tecniche di lavorazione principale del terreno sono risultate diverse ma simili fra loro, sia in esperimenti condotti all'estero che in Italia.

All'estero la resa media del frumento sia con la lavorazione minima che con l'aratura e` risultata di 48 q/ha per il frumento, 47 q/ha per l'orzo e 37 q/ha per l'avena. I risultati vanno valutati in base all'andamento climatico e alla tessitura del terreno.

L'aratura ha determinato, nel caso del frumento tenero, produzioni maggiori della lavorazione minima nei terreni sciolti e siccitosi, in misura minore nei terreni pesanti nelle annate piovose. Anche l'orzo coltivato su terreni sabbiosi l'aratura ha registrato un incremento di produzione rispetto alla lavorazione minima.

Caso inverso e` stato registrato nelle annate con piovosita` normale e con terreni tendenzialmente pesanti, la lavorazione minima sembra aver consentito un incremento di produzione di circa l'8% rispetto alla lavorazione tradizionale.

La minore produzione granellare ottenuta dalla lavorazione minima e` dovuta al difficile controllo della flora infestante, alla minore disponibilita` di azoto e ad un aumento della compattezza del terreno che l'attivita` assorbente delle radici.

Nel Nord Europa e negli Stati Uniti, sono state confrontate le rese colturali ottenute con l'aratura e quelle ottenute con la nonlavorazione, in entrambi i casi i valori sono quasi simili tra loro con una lieve maggiore produzione nei terreni lavorati con le tecniche tradizionali nelle annate con piovosita` superiore alla media.

La minore produzione delle colture in cui e` stata adottata la lavorazione minima e` dovuta come si e` ricordato alla maggiore presenza di infestanti e alla scarsa germinazione dei semi.

Anche in Italia sono state confrontate le diverse produzioni, tra la lavorazione tradizionale e le tecniche di lavorazione ridotta, i risultati ottenuti ricalcano quelli ricavati all'estero. Dalle ricerche effettute presso il Centro Interdipartimentale di Ricerche Agro-Ambientali E.Avanzi dell'Universita` di Pisa e` risultato che la coltivazione ripetuta del frumento e dell'orzo, con lavorazione minima comporta nei primi anni una riduzione della produzione, ma che tende ad aumentare negli anni successivi per la riduzione delle erbe infestanti e per un aumento della capacita` di autostrutturazione.

La coltivazione di frumento duro su terreni argillosi con le tecniche di lavorazione ridotta, ha fornito una produzione maggiore rispetto alla lavorazione tradizionale, confermando i risultati gia` ottenuti all'estero.

Il frumento coltivato su un terreno dopo la discissura ha dato rese dello stesso ordine di grandezza di quelli ottenuti con l'aratura.

Importante e` analizzare anche la diversa produzione che si ottiene con le diverse profondita` di aratura.

Dalle sperimentazioni effettuate in Italia risulta che all'aumentare della profondita` di aratura oltre i 20-25 cm non si ottengono incrementi di produzione significativi, da cio` si deduce che e` inutile praticare arature profonde.