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Il Milione (a Calcutta)

Calcutta, qual piu' aulica toponomastica poteva suggerire un nome piu' appropriato per quella parte della scuola che piu' di ogni altra si fa riconoscere anche da chi a scuola non e' mai stato! La somma arte del Poeta, il grande umorismo di Giovenale, la tragicita' del piu' profondo Eschilo, la schiettezza del piu' faceto Marziale o la volgarita' del miglior Belli non potevano esprimere in maniera piu' sintetica la vera "ousia" di quell'ameno luogo.

Appena usciti dall'ascensore o tosto durata la fatica immane di salire le erte scale (sforzo che richiede il piu' profondo respiro di riossigenazione), ci si sente, nostro malgrado, come Odisseo alle colonne d'Ercole: solo un fine superiore dettato dall'imprescindibile necessita' di fare il proprio dovere, perche' quello e' cio' che la natura ci impone, ci permettono di vincere le esitazioni, nonche', le esalazioni, ed addentrarci nel luogo maledetto e vincere di mille secoli il fetore: ancora i dolci avanzi del malsano metabolismo dell'ormai famigerata professoressa di Privato premono sulle fondamenta melmose della scuola ove (non) si perdono le antiche fogne. Le elucubrazioni piu' audite avrebbe potuto congetturare uno scolastico medioevale sulla ratio delle croste che come il colesterolo, ma ben piu' corrosive, turano le arterie delle nostre fognature, ma il povero scolaro moderno deve accontentarsi della fides e obbedendo agli impulsi della natura, sedersi al giusto posto e non chiedersi il perche' di cose che esisterebbero, in questa scuola, etiamsi Deus non esset.

Ma chi sono gli abitanti di quel luogo, che neppure il grande viaggiatore veneziano ha mai incontrato alla corte del Gran Cane? Il primo lo si riconosce non per l'aspetto fisico, che potrebbe confondersi con qualunque altro cristiano (cattolico fervente possibilmente), ma per l'inconfondibile, e inspiegabile, modus loquendi che gli e' di grave impedimento nel pronunciare la lettera -t- che viene assimilada alla -d-. Tutti i libri di arte medica della biblioteca di Alessandria non potrebbero suggerire un valido rimedio a questa deformazione il cui unico correttivo potrebbe essere quello di farlo parlare con pietre in bocca sulla riva del mare in tempesta come qualcuno gia' fece (ma non si sa con quali risultati).

Proprio davanti a questa strana creatura ve ne e' un'altra che viceversa si riconosce, per la sua stranezza, al colpo d'occhio: come uno di quegli animali che dicono vivano saltando con i cuccioli in una tasca sul ventre, qui vive una raggiante fanciulla, dai modi delicati e gentili, che, nonostante pare abbia piu' di un cucciolo nel ventre, nei fianchi e nelle tasche posteriori dei suoi indumenti, ha capacita' salterine formidabili, che le hanno permesso eccezionali riconoscimenti nel campo dell'arte ginnastica arrivando addirittura nella serie -B- di uno strano sport (ma l'elemento promette bene e il coach e' certo che per il prossimo anno la -A- non gliela toglie nessuno).

Un sottile muro di cartone molto fine separa la stanza della fanciulla da quella di un grande cultore dell'arte medica di cui poco si sa a causa della sua risevatezza, ma senz'altro elementi di anomalia li dimostra anche lui.

La cosa (perche' non so se di essere umano si puo' parlare: la grande varieta' degli esemplari umani non mi consente comunque di catalogare questa creatura tra quelle a cui Domene Iddio ha inteso dare la sua forma e somiglianza) che abita la stanza successiva e' tra quelle che mi ha turbato maggiormente: gia' trapiantanto in questo mondo da un altro in cui, pare, ancor maggiori sono le stravaganze degli abitanti, questo essere si presenta altissimo, inspiegabilmente rubrochiomato, con vitra ad legendum sul naso e anche lui con uno scorretto modus loquendi che non gli permette di pronunciare la -R-: Jesu Christe ora pro eo.