Fuochi fatui

Fuochi fatui

Ovvero quei fuochi che animi sensibili riescono a vedere, di notte, sopra le dimore degli avi...

Improvvisamente, nella notte, qualcuno interrompe il mio sonno. Mi alzo pigramente, comandando un corpo gia` sprofondato da qualche ora nel sonno, per recuperare le energie spese qualche ora prima a nuotare nella folla del 16 giugno; sbadatamente guardo la sveglia: sono solo le 2 e qualche minuto, non di piu`.

Raggiungo la porta, che avevo chiuso a chiave e, piu` che una persona, mi trovo davanti una voce conosciuta nelle scorribande notturne in preda alla fame. "Vuoi vedere?" mi dice, ma io rifiuto, immaginando a quale spettacolo avrei potuto assistere assentendo. Mi richiudo in camera, e aspetto, occhi chiusi, serrati, come se avessi voluto distogliere tutti i miei sensi da quel momento che sembrava non finire piu`. Ascolto attentamente tutto quello che sta accadendo in corridoio, mentre ogni suono si trasforma qui, dietro le palpebre, in un'immagine piu` o meno nitida. Nessun altro rumore, in quella notte pisana di un inizio estate, se non lo scalpiccio, soffocato a tratti, di qualche persona che si affanna nel silenzio. Qualche bisbiglio, qualche parola, poi piu` niente ancora per qualche minuto. Infine, nel silenzio piu` totale, un'altra voce amica inizia a contare: "...dieci, nove, otto...", poi piu` niente. Ficco la testa sotto il cuscino, prono nel mio letto, le dita a tappare le orecchie, la bocca aperta. Silenzio. Ancora silenzio.

Il letto si muove, tarantolato; vibra e freme, scosso da una mano invisibile che non ha niente di soprannaturale. Un boato accompagna l'azione, come il "ciak-si-gira" di un regista famoso, e appena finito di nuovo il silenzio. Riemergo dal mio bunker, e ascolto un tamburellare fine sulla tenda alla veneziana della finestra della mia camera.

Lo scalpiccio, fuori, diviene frenetico, al bisbiglio si sostituiscono voci concitate, mezze grida, gutturali, impaurite. Ritorno ben presto a dormire, la parentesi non e` durata che pochissimi minuti.

Al mattino la sveglia mi riporta nella stessa stanza, ma l'aria e` diversa. Il corridoio e` silenzioso, finanche troppo per esser gia` le otto del mattino. Anche gli uffici tacciono. Apro la porta e noto che il pavimento e` ricoperto da uno strato multicolore di granella scricchiolante. Mi affaccio ad una finestra e vedo, vedo la voragine che ha ingoiato questa notte un po` del mio sonno e quello di molta altra gente, come sapro` qualche minuto piu` tardi, sputando fuori un mostro che nessuno forse si aspettava. Tutto deserto, nessuno in giro. Che il buco abbia fagocitato tutti gli altri? Poi anch'io mi dirigo dove gli altri erano andati quella mattina piovigginosa di giugno.

Le cronache pisane, il giorno dopo l'interrogatorio generale degli Allievi in questura, pubblicavano una foto di quello che prima era stato il mostro. Un pompiere indicava impietosamente l'esserino rosso, sventrato e dilaniato da una scintilla e dalla chimica del nostro tempo. "Bomba al S. Anna: sette denunciati" recitavano, come un requiem, i quotidiani del mattino.

							Muscow