Fig. 1- Evoluzione del numero di specie di Artropodi resistenti dall'inizio del secolo ad oggi (da Georghiou, 1986).
Un esame piu' analitico dell'ultimo dato di Fig. 1 consente di constatare come la componente piu' cospicua degli Artropodi resistenti sia costituita da specie dei settori urbano e medico-veterinario, con 171 rappresentanti (38%). La problematica al riguardo e' quanto mai vasta, tenuto anche conto della manifestazione, da parte di queste specie, di fenomeni di resistenza incrociata, che rendono inefficace, ad es., il controllo con piretroidi, la cui introduzione sul mercato sembrava deporre a favore di una reale alternativa ai clororganici, storicamente i primi insetticidi ad essere stati prodotti per sintesi ed i piu' usati contro gli Artropodi degli ambienti antropizzati. Passando in rassegna la distribuzione delle specie resistenti in relazione al gruppo sistematico di appartenenza, emerge la preminenza dei Ditteri, che guidano la graduatoria con 156 specie di cui 132 (84,6%) legate ad ambienti antropizzati (Fig. 2).
Fig. 2- Distribuzione delle 447 specie resistenti, censite nel 1984, nei diversi gruppi sistematici (da Georghiou, 1986).
Le ragioni del primato dei Ditteri vanno ricercate nelle modalita' di controllo di Muscidi e Culicidi, marcatamente sottoposti a campagne di eradicazione a mezzo di principii chimici, in assenza di soglie e con interventi reiterati. Queste sono le condizioni piu' idonee per l'insorgenza e lo sviluppo celere della resistenza ed il maggior livello di insensibilita' di queste specie si e' manifestato soprattutto in relazione a DDT e ciclodienici (Fig. 3), risultato dell'uso incontrollato che di questi principii si e' fatto in passato.
Fig. 3- Situazione della resistenza nei Ditteri in relazione alle diverse classi di insetticidi (da Georghiou e Mellon, 1983).
Segnalazioni riguardo a specie resistenti di Ditteri sono pervenute da tutto il mondo ma la situazione piu' drammatica si ritrova nei Paesi tropicali e subtropicali, ove la lotta a questi insetti si e' imposta con soglie di intervento pressoche' zero, in quanto vettori di temibili malattie (malaria, filariosi, ecc,). In Italia la prima segnalazione e' stata fatta daÊMosna (1947), relativamente ad una popolazione di Culex pipiens in provincia di Latina. Da allora i casi segnalati di Culicidi resistenti si sono moltiplicati, interessando C. quinquefasciatus, C. tarsalis, Aedes sollicitans, A. taeniorhynchus, A. nigromaculis, A. dorsalis, Anopheles quadrimaculatus, A. albimanus, A. sacharovi, A. gambiae, A. maculipennis, A. subpictus, limitatamente alle specie piu' note. Tutte queste specie hanno subito inizialmente la pressione selettiva dei principii organoclorurati (soprattutto DDT e Clordano), attraverso la quale, per via della resistenza incrociata, hanno potuto affermare resistenza anche a carbammati ed organofosfati. Tra i Ditteri Nematoceri resistenti si ricorda anche la famiglia dei Simulidi, le cui specie sono state ampiamente combattute con DDT, in quanto vettori di oncocercosi. La prima citazione pervenuta in merito e' relativa ad un ceppo resistente di Simulium aokii, ritrovato in Giappone. Fra i Ditteri Brachiceri il caso piu' significativo e' senz'altro rappresentato da Musca domestica le cui peculiarita' biologiche esaltano le possibilita' di insorgenza della resistenza (elevata fertilita' e fecondita', cicli polivoltini, ecc.). La prima segnalazione e' stata fatta in Italia nel 1947 (Missiroli), riguardo a popolazioni resistenti al DDT riscontrate nell'agro di Latina. Da quel momento la letteratura scientifica si e' arricchita delle numerose segnalazioni pervenute da U.S.A., Canada, Messico, Centro America, Europa e Australia. Anche in questa specie la resistenza al DDT ha rappresentato il primo passo verso quella ad altri insetticidi organici. Gia' nel 1948, infatti, Wilson e Grahan evidenziarono la resistenza incrociata DDT/piretroidi. Verso gli organofosfati la resistenza si e' manifestata secondo molteplici modalita'; nei confronti del Malathion, ad esempio, e' insorta una resistenza di tipo "comportamentale", legata a forme di repellenza. Nel giro di poche generazioni la resistenza si e' sviluppata anche verso i regolatori di crescita ("growth regulators"). La resistenza al Bacillus thuringiensis e', per il momento, limitata a casi di laboratorio (Harvey e Howell, 1950). Oltre ai Ditteri, limitatamente agli ambienti antropizzati, le maggiori segnalazioni riguardano Anopluri, Sifonatteri, Rincoti, Blattoidei ed Acari.
Tra gli Anopluri i casi di resistenza si riferiscono soprattutto alla famiglia dei Pediculidi, in particolare alla specie Pediculus humanus, senalata resistente a DDT, ciclodienici, organofosfati e carbammati. Tra i Sifonatteri emergono due famiglie, Ceratofillidi e Pulicidi, che hanno manifestato resistenza a DDT, ciclodienici ed organofosfati (Georghiou e Mellon, 1983), mentre mancano dirette conferme per carbammati e piretroidi. Nell'ambito del vasto ordine dei Rincoti, la famiglia dei Cimicidi e' quella maggiormente antropizzata e che, piu' di altre, ha sviluppato nel tempo resistenza a varie classi di insetticidi. La principale specie resistente e' Cimex lecturialus, insensibile a DDT, ciclodienici ed organofosfati; di rilievo e' anche C. hemipterus, che tollera applicazioni di DDT e ciclodienici. Contro i Blattoidei le campagne di eradicazione sono state condotte con particolare intensita' fin dalla prima comparsa dei composti di sintesi, ponendo da subito il gravoso problema dell'insorgenza e dello sviluppo di insensibilita' ai vari principii attivi impiegati. Le prime documentazioni sono relative ad una popolazione texana di Blattella germanica, che ha manifestato elevati gradi di tolleranza verso Clordano, DDT e Lindano. Il dilatarsi del fenomeno ha interessato via via la piretrine sinergizzate (Keller et Al.), gli organofosforici (Grayson , 1960 e 1961), i carbammati (Bennet e Spink, 1968) ed, infine, i piretroidi di sintesi (Cochran, 1973). I principali problemi di resistenza per gli Acari degli ambienti antropizzati riguardano le zecche, abituali frequentatrici degli ambienti rurali (Ixodidi ed Argasidi). Le maggiori segnalazioni si sono avute in U.S.A., Australia, Sud America ed Africa. La resistenza si e' manifestata praticamente verso tutte le classi di prodotti ed attraverso numerosi meccanismi. In Sud Africa (Whitehead, 1959) ed in Australia (Nolan et Al., 1977 e 1979) chiare evidenze di resistenza incrociata DDT/piretroidi sono state osservate in Boophilus micropilus. In Italia gli Acari non hanno mai creato problemi presso gli habitat domestici ma sono via via cresciute le segnalazioni di pullulazioni di zecche degli ordini Astigmata, Mesostigmata, Cryptostigmata, e Prostigmata (Acarus siro, Glycyphagus domesticus, Dermatophagoides farinae, D. evansi, Cheyletus spp.). I problemi legati all'acquisizione di resistenza da parte degli Artropodi hanno imposto in maniera pressante la necessita' di massimizzare la "useful life" dei nuovi principii chimici, attraverso la loro applicazione sotto condizioni che ritardino o prevengano lo sviluppo della resistenza. Da questa esigenza e' nata tutta una serie di ricerche tendenti ad individuare e comprendere il ruolo e la dinamica dei parametri capaci di influenzare il processo di selezione dei ceppi resistenti. E' da tenere ben presente comunque che non tutti gli organismi danno una risposta univoca alle sollecitazioni della pressione selettiva tant'e' vero che, a parita' di condizioni, la resistenza tende ad evolvere rapidamente in certe specie, lentamente in altre ed in alcun modo in altre ancora. Significativo e' l'esempio della piralide (Ostrinia nubilalis, Lepidotteri) che nel Corn Belt (U.S.A.) non ha evidenziato alcuna resistenza al DDT nonostante l'enorme pressione selettiva esercitata per piu' anni. Tale esempio acquista valore se confrontato con il caso della mosca domestica (Musca domestica, Dittero), che ha acquisito resistenza al medesimo principio attivo in due-tre anni di pressione selettiva esercitata in varie aree del mondo. Responsi differenti si hanno anche nell'ambito della stessa specie; al riguardo si cita l'esempio della dorifora della patata (Leptinotarsa decemlineata, Coleottero), di cui la popolazione del Long Island risulta molto piu' predisposta a sviluppare forme di resistenza rispetto alla popolazione del Mainland.
La maggior parte dei fattori appartenenti alle prime due categorie (genetici, biologico/ecologici) sfugge al controllo dell'uomo. La loro conoscenza assume comunque un ruolo prioritario per poter agire sui fattori operazionali al fine di impostare un corretto "management" della resistenza.