Natura chimica del principio attivo
Natura chimica del principio attivo
Nei confronti del principio attivo la risposta degli Artropodi puo' essere di
piu' o meno rapida acquisizione della resistenza specifica. Di norma il
processo selettivo si svolge abbastanza rapidamente verso i formulati organici
mentre e' relativamente lento per quelli di tipo biotico, come il Bacillus
thuringiensis. Probabilmente il fenomeno e' da ricondurre al differente modo
con cui i due tipi di pesticida esplicano la propria azione tossica. Diverse
modalita' di azione implicano diversi tipi di detossificazione. Certe molecole
vengono demolite attraverso piu' vie di metabolizzazione mentre per altre le
capacita' di detossificazione sono ridotte. Queste considerazioni meritano i
dovuti distinguo essendosi manifestato, in Plodia interpunctella (Lepidottero)
un elevato grado di resistenza proprio al B. thuringiensis. Con i regolatori
di crescita si sono prodotti effetti analoghi su diverse specie di insetti.
Questo aspetto necessita pertanto ulteriori approfondimenti anche in relazione
alle scarse informazioni che si hanno circa gli effetti profondamente diversi
determinati da molecole molto simili, come piretroidi ed N-alchilamidi.
Legati alle caratteristiche del principio chimico utilizzato sono inoltre i
numerosi aspetti della resistenza incrociata e multipla, che si evidenziano in
popolazioni altamente resistenti a certi prodotti qualora vengano trattate con
composti ad azione tossicologica simile. Sono ormai classiche le forme di
resistenza incrociata che si sono verificate tra i fitofarmaci ad azione
neurotossica: clororganici, piretroidi, organofosfati. Da qui emergono utili
indicazioni circa la corretta rotazione dei principii attivi pur nell'ambito
limitativo delle disponibilita' di mercato. Spesso la impossibilita' di
assortire i principii attivi secondo i criteri migliori non consente di
pervenire ai risultati piu' confacenti. Maggiori possibilita' di intervento si
hanno nei confronti di un altro parametro legato alla chimica del prodotto: la
persistenza. E' una regola piuttosto generale quella per cui quanto piu'
aumenta la persistenza tanto piu' accelerata e' la comparsa della resistenza. La
pressione selettiva del pesticida viene infatti ad essere tanto piu' prolungata
quanto piu' a lungo la sua azione nell'ambiente si mantiene. Se si immagina di
somministrare in un ambiente un fitofarmaco alla dose utile per uccidere il
100% della popolazione, con l'avvio del processo di degradazione la efficacia
del prodotto va via via riducendosi fino a zero (Fig. 13).
Fig. 13- Schema rappresentativo della relazione esistente tra persistenza del
fitofarmaco e mortalita' prodotta.
Eventuali migranti provenienti da aree non trattate vengono qui a trovare dosi
subletali del pesticida. Il contatto che i migranti vengono cosi' ad avere con
le molecole tossiche rappresenta un momento utile per fare avviare e
progredire il processo di acquisizione della resistenza. Il fenomeno ha una
valenza tanto piu' marcata quanto piu' lungo e' il tempo di permanenza in campo
del prodotto applicato. Se si tiene conto della estrema improbabilita' per
qualsiasi prodotto di uccidere il 100% della popolazione si realizza
l'importanza del periodo di persistenza come determinante del processo
selettivo. Sfugge alla regola il Diclorphon sul quale la resistenza interviene
rapidamente pur essendo un prodotto a bassa persistenza. Un altro aspetto
legato alle caratteristiche chimiche del prodotto e' il potere abbattente; di
norma le sostanze a rapido "knock-down" sono da preferire a quelle a piu' lenta
azione.